Creative r-existence movement.
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Thursday, September 10, 2009
Poema Escrito con El Torso Desnudo - CARLOS EDMUNDO DE ORY
Vamos juntos es admitido el tren de amor El humo unido de los cigarrillos Bendita sea nuestra trinitaria Y mañana los tres campearemos en no se sabe cuál rincón rinconocido He conocido a un amigo con quien vivo Es una pesadilla tocar su alma naque Es un sueño agitado tenerlo cerca mente porque tiene arrebatos de batracio almanaque es su alma que registra locuras su mente fría inventa incendios Yo creador ella mi llave blanca y el amigo es un pintor oculto Vivo en su casa y ella viene a estar Vemos caer la noche y no decimos nada Yo vil creador con una musa al lado y el otro trasgo hacemos tres ¿Qué harán de nosotros los demonios cuando nos separemos algún día dejando en su ataúd la juventud?
Non avessi sperato in te e nel fatto che non sei un poeta di solo amore tu che continui a dirmi che verrai domani e non capisci che per me il domani e' gia' passato...
na minha casa todo mundo é bamba, todo mundo bebe, todo mundo samba
con le rane in saturno.
Paguro ascendente Lumaca
[ CircoStanza ]
I hate the Russians choirs, the faux rock music, the italian new wave, and the english free jazz punk, even the black African... uhacciuariauari....uhacciuariuari...
who goes away loses the place at the tavern
don't tell the farmer how the cheese with pears is good
falange falangina falangetta... fai della giornata una bella Polpetta.
Ho il pollice opponibile ma non implica una mia evoluzione
mi chiedo se esiste ancora la Tombola quella con i fagioli che rotolano e fai un sacco di ambi a caso e devi gridare il numero forte per i parenti anziani ...
cosa ci si mette nella "KO m PIL Esci ON008>>009 (che9+8fa17...ma se aggiungi 2+2 fa 21! e quindi 3?)" ?!
Eccerto! MAISPEISS è fichissimo! Minchia io sono amico di bonovocs, madonna e maicol gecson e poi anche di un paio che sono morti tipo cart cobbein!! E poi sono amico di tutti quelli che fanno le feste a milano… m'invitano sempre! Fichissimo! Poi ci sono anche le feste MAISPEISS! E là è una figata … ci sono delle tipe troppo fuori, e dei tipi scoppiatissimi… sempre un sacco di gente e la musica troppo figa! Bell'elettronica… ti spacchi un casino! Poi con MAISPEISS ho conosciuto una tipa che mi tampina di brutto! È fuori e troppo simpatica, troppo pazza … ma a me non piace per niente! Però c'ha un sacco d'agganci per le feste e allora me la tengo buona!
A volte ci sto delle ore su MAISPEISS… faccio il giro degli amici, guardo i video, carico le foto… Minchia ci sono delle pagine da paura… fatte troppo bene! Una graficadellamadonna! Altre invece ci metti un casino a caricarle e poi ti rompi...
Poi ...anche se chiedi l'aggiunta a qualche gruppo fico… tu devi ringraziare sempre, sennò ci rimangono male!!
Certo a volte quel coglione di Tom rompe le palle che non funziona un cazzo… però se gli chiedi qualcosa a Tom... minchia lui ti risponde subito… cioè non se la tira… alla fine Tom è un fico!
Ma senti… e FEISSBUC?
FEISSBUC è più da fighetti… su FEISSBUC ti diverti meno… non lo so… sono tutti più tirati… non c'è casino su FEISSBUC! Poi parlano poco… non lo so… certo ci sono le foto… ma sono le foto delle vacanze, degli amici, dei parenti, dei cani, dei gatti… insomma …. e poi ci sono anche video di merda...
Quindi non c'è l'hai l'accesso a FEISBUC!?
Eccerto che c'è l'ho! Ho un casino di amici su FEISSBUC! Minchia... partecipo ad un bordello di eventi! Si perché su FEISSBUC si organizzano gli eventi dove ti ritrovi, le feste, gli aperitivi… e tu puoi invitare tutti…anche gli amici degli amici... però se c'è qualcuno che ti sta sulle palle fai l'evento privato e te lo gestisci tu! Questa per esempio è una figata!
Minchia poi su FEISSBUC ho beccato la mia compagna delle scuole elementari che mi piaceva un casino! Minchia ora è una cessa! Ho visto le foto della vacanza col suo tipo più cesso di lei… non si potevano guardare! Troppo ridere! … non la vedevo da un sacco di anni! Un giorno mi sono messo a cercare tutti i miei compagni delle elementari, medie e superiori…alcuni li ho trovati che sono sparati per il mondo…
E poi FEISSBUC è una figata perché praticamente tutti si fanno i cazzi di tutti…
Lo sanno tutti...la gente non c'ha voglia di lavorare e si mette su FEISSBUC a cazzeggiare… oppure su MAISPEISS a conoscere le tipe!
E comunque alla fine...amici di qua.. amici di là... ma se devo uscire sono sempre solo come un coglione...
Il Parco della Pellerina non delude, ed il Traffic Festival neanche. Chilometri di macchine parcheggiate in zone improbabili sono il segnale che la popolazione punkettara è presente. Sembra di essere in uno stagno causa pioggia tropicale che ha coperto Torino in una serata calda e appiccicosa di Luglio. Ma l'appuntamento è imperdibile. Sex Pistols, uno, evento gratuito, due. Il connubbio tra storia della musica e free access è perfetto, almeno per noi che intanto affondiamo nel pantano. Sembriamo tutti un po' rincoglioniti nel sentire quel genere di musica che nasceva quando anche noi stavamo nascendo. Praticamente una festa di compleanno. La popolazione infatti è sulla trentina o poco più, accompagnati da giovanissimi, ma pochi coetanei dell'energetico "Johnny Rotten". Anche se appare appesantito regge il palco e da energia alla folla, tanto che le poche "creste" che si vedono in giro sembrano quasi stonate. Mosce. Forse, in questo caso vincono i padri. Non sappiamo se il look del leader avrebbe ancora la forza di influenzare la creatività di Viviene Westwood, per fortuna, perchè abbiamo adorato il camicione a quadri. Per il resto, la sensazione è che molto di quello che sentiamo risulti come un surrogato. Viene da quegli anni. Punk is dead? Forse è il caso di credere nella resurrezione.
anche per riflettere un po' su quello che ci sta attorno... lo consiglio.
da http://www.almarose.it/ GENTE COME UNO. Un testimone in scena, lo stesso attore, argentino di Buenos Aires. Un grido di rabbia. Rabbia nel vedere un Paese ricco e abbondante di risorse ritrovarsi oggi privato di tutto. Rabbia nel vedere la gente piegata, senza lavoro, senza casa, senza copertura medica. Rabbia di vivere nella paura del futuro. Di non sapere più oggi cos’è un popolo una nazione una patria. Stiamo parlando di gente di classe media, “gente come uno”, per usare una espressione convenzionale. Classe media generalizzata, si diceva prima in Argentina, tutti classe media. E adesso? Adesso, chiedersi come si è arrivati fin qui, che cosa bisognava guardare e invece si è girata la testa dall’altra parte. Scoprirsi persone che fino a questo momento hanno sempre chiuso gli occhi, che hanno perso ogni rapporto con la politica, che hanno ignorato quei fatti che avrebbero portato alla situazione attuale, persone distratte, abituate a vivere dentro un benessere apparente. Ma adesso la festa è finita. Finita l’idea di essere un Paese ricco, un Paese all’avanguardia. Adesso in Argentina si muore di fame. E’ difficile da credere, ma è lì davanti agli occhi di tutti, anche di quelli che non hanno mai voluto vedere. Il lavoro che non c’è più, le fabbriche che chiudono, i risparmi bloccati, la violenza della repressione. Impossibile restare ancora chiusi nelle proprie case. La classe media scende per la prima volta in piazza, insieme a tutti gli altri, a battere le pentole. E i quartieri smettono di essere solo quartieri e basta, ma diventano i luoghi in cui la gente si riunisce nelle Assemblee di quartiere, dove si prendono decisioni sulle proteste da organizzare e i problemi concreti da affrontare. Lo sguardo si apre: gli invisibili diventano visibili, come i cartoneros, i poveri che dalla periferia entrano in città a separare e raccogliere la spazzatura, oppure i piqueteros, i disoccupati della provincia, da sempre tenuti distanti e accusati di creare disordine con il blocco delle strade, e ora invece accolti dai commercianti con pane e mate. La gente si mescola, cerca il modo di autorganizzarsi, di autogestirsi, sapendo di potersi salvare solo se uniti, presenti, partecipi tutti di una politica nuova che non è più quella dei politici. Quale il futuro di questa situazione, non si sa. Tante domande, tante paure, una necessità, quella di non distrarsi mai più, quella di non girarsi mai più dall’altra parte. Vigili, presenti, non solo gli argentini ma tutti noi, per evitare che altri luoghi di questo nostro difficile presente possano diventare a “rischio Argentina”.
Dopo 4 ore arriviamo a Pennabilli. Obiettivo: incontrare un Penna e un Billi. Per farli riannettere. Niente penna. Niente Billi. Niente birra. Niente Vino. Niente Vodka. Niente alcolici. Niente. Provvedimento da coprifuoco anti-super-giovane-rincoglionito-che-fa-danni. Pennabilli si presenta di notte con un cascione alle verdure. Ci aspettavamo di dover combattere con funamboli, trapezisti e mangiatori di fuoco ed invece la folla nottura è pacata e un po' ammollita dalla non-stop artistica durata tutto il giorno. Ma piena di entusiasmo. La nostra notte inizia con Pandora Pink. Una angloaustraliana fantastica, con annesso marito, figlio che riprendono e 11 scatole che non cadono. Geniale il suo "yuo're fantaBLOODYtastic". Adorabile. Proseguiamo alla scoperta del paese. Si sale. Si scende. Si sale. Si scende. Si risale. Si riscende. Si scende ancora. Ecco il tendone. Ci accoglie con del vino. Evviva il tendone. Ci sono le proiezioni dei video degli artisti che guardi con il naso all'insù. C'è un gruppo marchigiano che suona musica gitana. Evviva. Si balla. Si balla. Si balla. Unza Unza che con la "szeta" marchigiana è ancora più folk. E' tardi e si crolla dal sonno. E' il giorno dopo. Pennabilli senza Penna e senza Billi, ma con una marea di giovani, giovanissimi, meno giovani, bimbi in carrozzine, capelli raccolti, dredlock, pantaloni dai colori improbabili, magliette puzzone, sandali, anellini, collanine, fermacapelli derivati da ogni materiale, canottiere, sciarpe. E trapezi, corde, strumenti, scarpe da clown, trombette, tappeti, acconciature brillanti. Tutto è una festa. Festa dei corpi atletici, della musica, del ridere e sorridere, della sopresa, della meraviglia, del buonumore, della fatica, dell'allenamento, dell'arte, della strada. Tutto è fuori. Tornar dentro è riduttivo.
Addio Italia. Jeff Israely del "Time" scriveva così pochi giorni prima delle elezioni:
Da dove cominciare? Cosa scrivere? Dobbiamo parlare delle elezioni italiane, no? Anche se sono passati solo due anni dal voto, è cambiato poco. Berlusconi è sempre lo stesso. Veltroni si vanta di "andare da solo", ma è pronto ad andare con Berlusconi in persona. Potremmo parlare di un sistema politico sull'orlo del collasso. Di un Paese vecchio, bloccato. Ma anche queste cose sono già state scritte: siamo stanchi e i cliché sono ovunque: sole, mare, un bel Paese in rovina, Machiavelli e Michelangelo. Meglio resistere e cercare una via d'uscita. O almeno un inizio.
(leggi l'articolo sul blog di internazionale: http://www.bloginternazionale.com/)
Alla fine il campo rom di via Bovisasca non c´è più: oltre 150 baracche distrutte e gli ultimi rimasti, una sessantina tra uomini, donne e bambini, allontanati da vigili, poliziotti e carabinieri, in tutto un centinaio. (...) Per il prefetto Gian Valerio Lombardi quello di via Bovisasca «non è stato uno sgombero vero e proprio, ma un´operazione graduale con una forte opera di sensibilizzazione della polizia per cercare di convincere nel tempo queste persone a lasciare un´area non salutare».
Fino a qualche settimana fa, in Bovisa si vedevano girare donne, ragazzi, bambini con barilotti, bottiglie, bodoni in plastica prima vuoti, poi pieni d'acqua. I recipienti erano trasportati a mano, su passeggini improvvisati, carrelli da supermercato, trainati da biciclette. Il percorso era sempre lo stesso: dal campo al Blitz. Si perchè per accedere al negozio di modernariato è necessario percorrere una piccola stradina che porta ad un capannone industriale come tanti qua in Bovisa, la differenza è che sulla strada esiste un rubinetto, un innaffiatoio forse. Acqua. Stesso tragitto, ma stavolta un po' più lungo, era quello dal campo al ponte ferroviario. Infatti proprio vicino al ponte ci sono un po' di alberelli, un po' secchi, un po' no. I rami però si tagliano facilmente. Ecco dunque l'altra cosa importante: legno per il fuoco.
E' questa la popolazione che viveva al campo di via Bovisasca, per quello che vedevo io. Queste sono le immagini che ho più presenti.