Incontro.
Ci sono quei periodi in cui non sai perchè,
ma segui e insegui persone, ritmi, luoghi, espressioni, musica.
Almeno a me succede così, e spesso le mie giornate si legano,
anzi si avvinghiano soprattuto a particolari sonorità.
In macchina, al lavoro, a casa, per strada, fischiettando...
Sono in treno, cuffiette, Ipod... seleziono il mio ascolto su
"autori" scelgo Gianmaria Testa.
Si, è il mio periodo "testiano".
Mentre tamburello le dita sulle ginocchia e fisso un punto
mobile fuori dal finestrino penso: "... avrei proprio voglia di
andare ad un suo concerto! vedrò su internet la prima data utile!".
Arrivo a Torino.
Non ho internet.
Continuo a fischiettare.
Per caso leggo TorinoSette: In provincia. Concerto di Gianmaria
Testa al Castello di Marengo.
Dove cazzo è Marengo?
Scopro che è una frazione di Alessandria. Un ora in macchina.
Si può fare.
Arriviamo alla Festa dell'Unità.
Il castello ci accoglie con una statua di Napoleone, alcune
impalcature, e un ingresso segnato da due colonne con fascio
littoreo in cima, sulle quali sono infilzate due bandiere rosse
dei quasi estinti Democratici di Sinistra.
E l'atmosfera già mi piace.
Concerto ore 22.00 al Caffè letterario.
Un tendone, un palco, una libreria ed un centinaio di sedie.
Nessuna occupata.
Poso la giacca.
Prima fila.
E intanto vado a mangiare. Bistecca e dolcetto.
Il tendone si popola. Le giacche della prima fila svolgono il loro compito
egregiamente.
Occupare.
Da dietro una quinta nera spuntanto 4 anime che si accostano a
contrabasso (Nicola), batteria (Philippe), clarinetto, sax,
organetto e sacchetto di plastica, flauto e altro (Piero)
chitarre (Gianmaria).
L'aspetto è serio, l'unico tocco di colore degli abiti è quello
del pantalone nocciola di Philippe che spezza le gradazioni di
grigio indossate dagli altri tre.
Si suona. Ci si accorda con il brusio di fondo. Con bambini e con il
liscio delle vicine danze.
Non so se è jazz, canzone popolare, poesia, confessione.
Ma so che è tutto meravigliosamente armonioso.
Emozionante.
Caldo.
Rotondo.
Di un ritmo lento, lento, lento...
Si raccontano storie.
Si parla di vita.
Di sofferenza.
Di politica.
Sono i clandestini, gli immigrati in una terra di (ex)emigranti.
Di campi di accoglienza e lavavetri rinnegati.
Considero valore tutte le ferite...
il tacere in tempo...
il viaggio del vagabondo...
Anche questo ci racconta Testa.
Un regalo.
Un sentimento intimo di musica che è pensiero, materia, amore.
Non spensierato. Credo però sincero. Perchè no?!
Grazie.
Per l'abbraccio, per il vino, per il sorriso, per le risate.
E lascio aperta la mia porta ...
ma segui e insegui persone, ritmi, luoghi, espressioni, musica.
Almeno a me succede così, e spesso le mie giornate si legano,
anzi si avvinghiano soprattuto a particolari sonorità.
In macchina, al lavoro, a casa, per strada, fischiettando...
Sono in treno, cuffiette, Ipod... seleziono il mio ascolto su
"autori" scelgo Gianmaria Testa.
Si, è il mio periodo "testiano".
Mentre tamburello le dita sulle ginocchia e fisso un punto
mobile fuori dal finestrino penso: "... avrei proprio voglia di
andare ad un suo concerto! vedrò su internet la prima data utile!".
Arrivo a Torino.
Non ho internet.
Continuo a fischiettare.
Per caso leggo TorinoSette: In provincia. Concerto di Gianmaria
Testa al Castello di Marengo.
Dove cazzo è Marengo?
Scopro che è una frazione di Alessandria. Un ora in macchina.
Si può fare.
Arriviamo alla Festa dell'Unità.
Il castello ci accoglie con una statua di Napoleone, alcune
impalcature, e un ingresso segnato da due colonne con fascio
littoreo in cima, sulle quali sono infilzate due bandiere rosse
dei quasi estinti Democratici di Sinistra.
E l'atmosfera già mi piace.
Concerto ore 22.00 al Caffè letterario.
Un tendone, un palco, una libreria ed un centinaio di sedie.
Nessuna occupata.
Poso la giacca.
Prima fila.
E intanto vado a mangiare. Bistecca e dolcetto.
Il tendone si popola. Le giacche della prima fila svolgono il loro compito
egregiamente.
Occupare.
Da dietro una quinta nera spuntanto 4 anime che si accostano a
contrabasso (Nicola), batteria (Philippe), clarinetto, sax,
organetto e sacchetto di plastica, flauto e altro (Piero)
chitarre (Gianmaria).
L'aspetto è serio, l'unico tocco di colore degli abiti è quello
del pantalone nocciola di Philippe che spezza le gradazioni di
grigio indossate dagli altri tre.
Si suona. Ci si accorda con il brusio di fondo. Con bambini e con il
liscio delle vicine danze.
Non so se è jazz, canzone popolare, poesia, confessione.
Ma so che è tutto meravigliosamente armonioso.
Emozionante.
Caldo.
Rotondo.
Di un ritmo lento, lento, lento...
Si raccontano storie.
Si parla di vita.
Di sofferenza.
Di politica.
Sono i clandestini, gli immigrati in una terra di (ex)emigranti.
Di campi di accoglienza e lavavetri rinnegati.
Considero valore tutte le ferite...
il tacere in tempo...
il viaggio del vagabondo...
Anche questo ci racconta Testa.
Un regalo.
Un sentimento intimo di musica che è pensiero, materia, amore.
Non spensierato. Credo però sincero. Perchè no?!
Grazie.
Per l'abbraccio, per il vino, per il sorriso, per le risate.
E lascio aperta la mia porta ...
7 Comments:
ciao..la tua porta è aperta, mi ospiti a milano? caso mai ci capitasse percaso di ritrovarsi in una serata così...e del milano film festival che mi dici?
p.
certo!
il film festival è sempre interessante per un sacco di motivi... sperando nella clemenza del tempo...
i figli sono una scommessa col futuro........io l'ho vinta.
e che hai vinto? così mi ci impegno pure io.....
se non lo hai capito da solo/a hai già perso in partenza
forse c'è poco da capire..l'importante in alcuni casi è partecipare o restare a guardare ....alcune volte è meglio non vincere e far vincere i figli
io c'ero
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